SPARNACCI) Sono passati dieci anni da
quel tragico 6 novembre 1994, quando il Tanaro ad Alessandria tracimò
disastrosamente, lasciando dietro di sé una lunga scia di vittime e danni.
All’epoca Davide aveva 18 anni e ancor oggi ha una serie impressionante di
precisi ricordi di quel giorno che gli ha segnato la vita come quelle di tutti
gli alessandrini.
(MILANO) Quelli che seguono sono i
ricordi e le sensazioni di quel giorno e dei giorni precedenti visti con gli
occhi di un amante della meteorologia fin da bambino, che si è trovato, seppur
non interessato in primissima persona, a vedere gli elementi della natura, che
ha sempre amato, rivoltarsi contro, e generare un qualcosa che ad Alessandria
nessuno aveva mai visto: l’alluvione del 6 novembre 1994.
(REGGIO) MARTEDÌ 1° NOVEMBRE: già
da un paio di giorni, il meteo televisivo aveva messo in guardia sulla
possibile realizzazione di una marcata fase di maltempo dovuta ad una profonda
depressione sul vicino Atlantico e ad un anticiclone di blocco sull’Europa
orientale, la classica situazione che avrebbe portato tanta pioggia al Nord-Ovest
dopo le ripetute perturbazioni delle settimane precedenti.
(MUDA) Verso l’imbrunire,
infatti, il cielo ha cominciato a coprirsi da Sud-Ovest con cirri e nubi alte
stratificate, tipiche avanguardie del fronte caldo.
(GUAZZOTTI) MERCOLEDÌ 2 NOVEMBRE: Davide
si sveglia con la classica giornata autunnale col cielo invisibile, con nebbia,
foschia densa e con una sottilissima ma insistente pioviggine durata tutto il
giorno in graduale intensificazione.
(ZUCCHETTO) Verso sera, in effetti non si
capiva se questa precipitazione che comunque aveva accumulato nel corso della
giornata diversi millimetri, fosse causata da una semplice condensazione della
nebbia o fosse riconducibile al fronte in lento avvicinamento.
(CERIA) Allora Davide aspettò
l’appuntamento con il meteo televisivo per vedere il satellite (allora Internet
era quasi inarrivabile) e ricorda che rimase impressionato nel vedere il
sistema frontale allungarsi per migliaia di chilometri dal Nord-Ovest italiano
sino sulle coste atlantiche marocchine ed oltre.
(ODICINO) Per di più il suo
movimento era da Sud-Ovest verso Nord-Est, e lì si rese conto che se avesse
mantenuto quella direzione, sarebbero passati giorni prima che quel treno di
nubi gli transitasse tutto sulla testa.
(DE LUCA) Nel contempo il meteo in
Tv ribadiva il rischio di forti fenomeni per i giorni seguenti, in particolare
su cuneese e basso Piemonte.
(MORETTI) GIOVEDÌ 3 NOVEMBRE: il
tempo sembra peggiorare più decisamente: la pioggia, che già il giorno
precedente aveva generosamente interessato l’Appennino ligure occidentale e le
Alpi marittime, anche ad Alessandria, sin dal mattino, aveva sostituito la
pioviggine del giorno prima.
(BELLOMO) Da una pioggia abbastanza
debole in mattinata, ci fu una graduale intensificazione dal primo pomeriggio
fino ad avere pioggia battente in serata.
(MICCOLI) VENERDÌ 4 NOVEMBRE: la
giornata si apre come si era conclusa, con la pioggia intensa, battente che si
era protratta per tutta la notte senza sosta.
(PUGLIESE) Arriva dalla televisione
la notizia che dopo tre giorni di pioggia ininterrotta sui rilievi
sud-occidentali del Piemonte, i fiumi della zona, in particolar modo il Tanaro,
avevano iniziato a creare problemi nell’alta valle, si parlava di allagamenti
nella zona fra Garessio e Ceva.
(MANCUSO) Ma le notizie erano molto
frammentarie. Contemporaneamente giungevano notizie di allagamenti nell’alta
Val Bormida e le previsioni davano un ulteriore peggioramento per il giorno
seguente. Per tutta la giornata la pioggia ha contato a cadere battente, senza
soste e senza attenuazioni neppure parziali.
(BARTOLO) In serata i telegiornali
parlavano di gravi danni per la pioggia in alta Val Tanaro con un’onda di piena
che stava scendendo lungo il corso del fiume e veniva riportata anche la
notizia di allagamenti in Val Bormida, ma senza ulteriori notizie.
(MARGIOCCHI) Qualcuno aveva avuto modo
di notare alcuni campi già completamente allagati ai lati della ferrovia che
corre parallela al Tanaro ed a poche centinaia di metri da esso.
(TRABELLA) In quelle ore quella sorta
di fascino che Davide provava da buon appassionato meteo, cominciava ad essere
in lui sostituito da una certa inquietudine dettata dagli avvenimenti che
stavano accadendo quella sera.
(NISTOR) Poi se ne andò a dormire
sotto violenti rovesci e sporadici tuoni.
(MORETTI) SABATO 5 NOVEMBRE: appena
alzato, dalla finestra il cielo appariva inaspettatamente luminoso, più aperto
rispetto ai giorni precedenti e in qualche squarcio tra gli altostrati si
intravede addirittura l’azzurro del cielo.
(SPARNACCI) Per qualche secondo il
senso d’ansia che opprimeva Davide appena alzato, si era dissolta ma in quella
visione attraverso la finestra, quella mattina c’era comunque qualcosa di
“insolito” che i suoi occhi ancora assonnati non riuscivano a mettere a fuoco.
(MICCOLI) Passò qualche secondo
prima che Davide si rese conto che i campi, cento metri davanti a casa sua,
nella notte erano stati allagati dall’esondazione del Bormida, poco più
distante.
(DE LUCA) La televisione diramava
gli ultimi aggiornamenti meteo:
(GUAZZOTTI) “Su Piemonte, Liguria e
Lombardia piogge forti ed estese, localmente a carattere eccezionale su cuneese
e alessandrino”.
(TRABELLA) Queste parole, non proprio
le stesse, avevano l’effetto d’inchiodare Davide alla sedia.
(BARTOLO) “Non è possibile, - si
lamentò - mi è straripato il Bormida vicino a casa e qui mi parlano di piogge
eccezionali!!”.
(PUGLIESE) Quella mattina, tuttavia,
timidamente il cielo sembrava aprirsi; forse quella previsione era stata
comunicata un po’ in ritardo; forse il peggioramento a cui si riferiva riguardava
la notte appena trascorsa.
Dalla tarda mattinata ricominciò a piovere. Nel frattempo, grazie alla
pausa delle precipitazioni del mattino, il livello del Bormida era sceso e
l’acqua si era allontanata dai campi vicino a dove abitavo Davide.
(REGGIO) Ormai, però, tutti i
telegiornali raccontavano delle devastazioni in alta Val Tanaro, si parlava di
un numero imprecisato di vittime, mentre l’onda di piena procedeva verso valle,
allagando la parte bassa della città di Alba, devastando, fra le altre, la
famosa industria dolciaria “Ferrero”.
(MUDA) Ad Alessandria, il Tanaro,
ormai faceva paura, superava i limiti di guardia ed allagava fuori città ampie
zone di campagna.
(GUAZZOTTI) Il sabato pomeriggio
trascorse sotto un cielo plumbeo, sotto una pioggia continua e fitta e diversi
rovesci.
(MILANO) Nonostante tutte le
notizie che giungevano in città, lo stato d’animo che dominava le persone erano
però quello di una relativa tranquillità, il Tanaro in Alessandria scorre fra
argini molto alti e in un letto parecchio ampio, anche se, per lunghi tratti,
occupato da una folta vegetazione.
(ODICINO) Questa sensazione di
sicurezza, era sicuramente amplificata dalla mancanza di una memoria storica di
eventi di quella portata: insomma, di piene del Tanaro ne erano passate tante e
non era mai successo niente di particolarmente grave.
(MORETTI) In questo contesto, si
inserisce anche la grave mancanza da parte delle amministrazioni locali, che
tanto peso avrebbe avuto il giorno successivo: quel sabato pomeriggio in
municipio e prefettura arrivarono vari fax d’allerta prima, e d’allarme poi, su
quel che stava per accadere.
(MARGIOCCHI) Purtroppo, essendo appunto
un sabato pomeriggio, gli uffici erano chiusi e i fax vennero letti
(incredibile a dirsi, ma purtroppo vero) soltanto il lunedì successivo.
(PUGLIESE) DOMENICA 6 NOVEMBRE: la
mattina si apre sotto una pioggia ancora battente, il fronte freddo si stava
approssimando alle Alpi occidentali, causando un’ultima accentuazione della
pioggia.
(MANCUSO) Le precipitazioni del
giorno precedente e della nottata, avevano causato la nuova esondazione del
Bormida, senza però, che l’acqua arrivasse ad interessare zone abitate, se si
eccettuano alcuni cascinali isolati.
(MORETTI) Ma dalla parte opposta era
il Tanaro a fare paura: alle 6 del mattino il fiume aveva già allagato Asti, 30
chilometri a monte alluvionando oltre la stazione ferroviaria, Piazza Alfieri e
Piazza del Palio, tutta la parte bassa della città, causando alcune vittime.
(GUAZZOTTI) Durante la notte, anche
altri corsi d’acqua minori, erano rovinosamente esondati, tra cui il Belbo, che
aveva travolto i centri di Canelli e Nizza Monferrato.
(MICCOLI) Soltanto quella mattina,
forse, Alessandria cominciava a realizzare quel che stava per accadere.
(REGGIO) Davide ricorda il volto di
suo padre quando, uscito da Messa, gli venne incontro visibilmente turbato,
dicendogli preoccupato che mai in vita sua aveva visto, come pochi minuti
prima, l’acqua del Tanaro lambire il punto più alto delle arcate del ponte
Cittadella.
(TRABELLA) Guardando i volti delle
persone che incrociavo, si leggeva il timore e l’angoscia che lentamente si
impadronivano delle loro anime.
(BARTOLO) La statale davanti a casa di
Davide, era ormai rimasta l’unica arteria di grande comunicazione, visto che i
ponti e la viabilità al di là del Tanaro era impraticabile.
(ODICINO) Cominciò ad essere
percorsa da un numero sempre maggiore di mezzi di soccorso a sirene spiegate.
(BELLOMO) Prima di mezzogiorno,
l’acqua cominciò gradatamente ad interessare i quartieri rivieraschi, come la
zona piscine e, soprattutto, il quartiere Orti, con 20-30 centimetri di acqua
torbida e melma che aveva invaso vie, piazze e piani terra delle abitazioni.
(MUDA) Ora il cielo, oltre che
dalla pioggia, veniva solcato sempre più frequentemente da elicotteri che
portavano in salvo le molte persone che nelle campagne ad ovest di Alessandria
erano state costrette a rifugiarsi sui tetti.
(CERIA) Purtroppo il peggio doveva
ancora venire; il Tanaro stava per impazzire.
(MANCUSO) Le strette arcate del
ponte ferrovia, immediatamente a monte della città, erano ormai completamente
ostruite da detriti di ogni genere, trasportati dalla corrente molto violenta.
(MORETTI) L’acqua non riusciva più a
defluire regolarmente a valle. A monte di esso e della ferrovia per Asti, si
venne così a creare un vero e proprio lago ampio vari chilometri in costante
crescita.
(MUDA) Intorno alle 15 la
massicciata della ferrovia che, sino a quel momento aveva funzionato da argine,
non resse più alla pressione crescente, e collassò contemporaneamente in vari
punti in località Astuti, sommergendola.
(SPARNACCI) In seguito a questa falla,
si creò una vera e propria onda dell’altezza di 3-4 metri, che dopo aver
letteralmente travolto la frazione di San Michele, si abbatteva con tutta la
sua forza sul quartiere Orti, il più basso di Alessandria, arrivando in alcuni
punti ad interessare gli edifici fin quasi al secondo piano, e poi allargandosi
sino a raggiungere l’intero centro storico di Alessandria.
(MILANO) Abitando all’estrema
periferia orientale della città, dalla parte opposta del Tanaro, il quartiere
di Davide fu uno dei pochi non allagati e, forse per questo, pur consci della
gravità della situazione, coloro che vi abitavano non riuscivano a cogliere
nella giusta dimensione quel che stava accadendo.
(BELLOMO) “Abitavo in una delle poche
vie in cui c’era ancora la corrente elettrica, - ricorda Davide che appare
ancora impressionato – anche se con molte interruzioni (il telefono mi pare
fosse saltato ovunque), e questo ci permetteva di avere qualche frammentaria
notizia da una radio locale che ancora riusciva a trasmettere. Quando tutt’ad
un tratto anch’essa saltò, dopo uno scambio di sguardi fra il terrorizzato e
l’incredulo, io e mio padre decidemmo di cercare di andare a renderci conto su
quel che succedeva.”
(ZUCCHETTO) Dalla tangenziale, i cui
campi adiacenti erano allagati dal Bormida, si vedeva il cielo sopra la città
solcato da diversi elicotteri che facevano la spola con le zone allagate.
(NISTOR) In quelle ore la pioggia
si stava finalmente attenuando, anche se ormai era tardi.
(GUAZZOTTI) Avvicinandoci alla
frazione di Casalbagliano, ad un certo punto, davide e suo padre, si trovarono
con la strada bloccata dalle acque del Tanaro arrivate sin lì, e pochi metri
avanti un anziano signore si aggirava stranito con una barca attraverso le
case.
(ZUCCHETTO) Ma la situazione peggiore
era proprio in città.
(PUGLIESE) In prossimità della
stazione, l’acqua saliva lentamente ma costantemente, mentre in diverse zone
del centro storico e di Borgo Rovereto, il nucleo storico della città, l’acqua
affluiva come da un torrente in piena, trascinando con se fiumi maleodoranti di
gasolio fuoriuscito dalle cisterne piene in vista dell’inverno.
(SPARNACCI) Dalle altre zone
alluvionate non si sapeva niente, arrivavano voci incontrollate del crollo di
ponti e palazzi, fortunatamente poi smentite, ma alimentate dal fatto che, di
tutta la zona rivierasca, non era possibile aver alcun tipo di notizia.
(MILANO) L’acqua era ormai arrivata
a centinaia di metri dal letto naturale del Tanaro, in qualche punto si era
spinta sin oltre il chilometro, e addirittura il quartiere Orti si era venuto a
trovare al centro del fiume dove la corrente era più impetuosa, dove nemmeno i
mezzi dei vigili del fuoco riuscivano ad arrivare.
(CERIA) Nel frattempo aveva smesso
di piovere.
(MANCUSO) Davide continua col suo
racconto: “Visto l’approssimarsi dell’oscurità, decidemmo di tornare a casa.
(BARTOLO) Ricordo le lacrime di mia
sorella, fissata davanti alle immagini di una televisione locale che riusciva a
trasmettere le immagini drammatiche registrate lungo tutto quel pomeriggio e
riprese da un elicottero.
(PUGLIESE) Facevano vedere campagne
allagate sino a perdita d’occhio, con centinaia di persone rifugiate sui tetti
delle case di due piani allagate da metri d’acqua, molte carcasse di bestiame
sorpreso dalla piena nelle stalle, galleggiavano fra le vie dei paesi. Ricordo
i drammatici appelli del sindaco ai proprietari di gommoni di metterli a
disposizione, ricordo le colonne di mezzi di soccorso che sfilavano davanti a
casa mia, ricordo il nauseabondo odore di gasolio che impestava l’aria di tutta
la città.
(BELLOMO) Alessandria, una città di
93.000 abitanti, era allagata per due terzi della sua estensione: furono
allagati ed evacuati tre ospedali, allagato da due metri d’acqua lo storico
stadio Moccagatta, allagato l’intero centro storico con l’antica chiesa di
Santa Maria di Castello, irrimediabilmente lesionato il ponte Cittadella, il
simbolo di Alessandria, una decina e più di istituti scolastici impraticabili
per settimane, ma, soprattutto, quattordici persone travolte ed uccise dalla
piena e migliaia di miei concittadini trovarsi da un momento all’altro senza
casa, senza la propria attività, senza la propria auto.
(SPARNACCI) Persone queste contraddistintesi
nelle settimane e i mesi successivi per l’orgoglio con cui reagirono al
disastro e per la forza di aver ricostruito quel che gli elementi della natura
aveva distrutto.”
Autore : Davide Dedomenici
ALLUVIONE DEL NOVEMBRE 1994 IN PIEMONTE:
"QUELLE CARCASSE DI BESTIAME CHE GALLEGGIAVANO"